some kind of solitude
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Performance e installazione site-specific progettata per la mostra “Autoritratti. Iscrizioni del femminile nell’arte italiana contemporanea”, MAMbo 2013. Il progetto nasce dal desiderio di entrare in relazione con il museo non solo come spazio, ma anche e soprattutto come luogo abitato da persone che qui lavorano ogni giorno e che lo fanno funzionare, in quanto sito di produzione culturale, come servizio per la collettività. 

Partendo da una metodologia partecipativa per loro consueta, gli artisti hanno intervistato otto donne che lavorano nel museo e che hanno acconsentito a prendere parte al lavoro, raccontando le loro difficoltà nella relazione con l’altro sesso. Le interviste sono state poi trascritte e montate, creando un lungo testo in cui le storie si seguono diventando un’unica voce, che racconta un po’ delle difficoltà che le donne hanno, nel dialogo con il genere maschile. 

Il giorno di apertura della mostra questo testo è stato restituito al pubblico con una performance che trae ispirazione dall’immagine di copertina del libro “Vai pure, dialogo con Pietro Consagra” di Carla Lonzi. 

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Seduti attorno ad un tavolo una di fronte all’altro, Ottonella legge il testo a Nicola che non risponde e disturba la lettura spegnendo la luce che illumina il tavolo e portando la stanza a una condizione di buio. Per proseguire nella lettura Ottonella deve continuare a riaccendere la luce. L’azione continua così, in un’alternarsi di luce e buio, parole e silenzio, ove la richiesta d’ascolto da parte della voce femminile viene continuamente frustrata dall’azione di disturbo dell’uomo, che oscurando la stanza rende immediatamente visibile il suo rifiuto all’ascolto, così spesso lamentato dal genere femminile.

Ma l’oscurità in cui cade la stanza si riferisce anche alla difficoltà di comprensione reciproca che da sempre caratterizza, oltre al dialogo con l’altro, la comunicazione tra uomini e donne.

“Some kind of solitude is measured out in you, you think you know me, but you haven’t got a clue”, parla quindi anche della consapevolezza della reciproca impossibilità di capirsi fino in fondo. Consapevolezza che non è però intesa come rinuncia, ma come presa di conoscenza dei propri confini. 

L’azione si svolge in uno spazio connotato, che, una volta finita la performance, conserva le tracce di quanto è accaduto. Un tavolo con due sedie, alcuni oggetti di uso quotidiano che ricordano la natura della relazione, una decorazione a parete creata dagli artisti per illustrare metaforicamente gli otto racconti, una voce registrata, la luce ed il buio.

Una rosa sempre fresca al centro del tavolo mantiene vivo lo spazio dello scambio e ne ricorda la spinosità.

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Vai pure, Berlin 2013

 

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Some kind of solitude.. Rehearsal exerpts

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