2003
Una sorta di “falso movimento”, o meglio l’impressione composita di una serie di movimenti, costituisce l’andatura della video installazione Io sono, tu sei, egli è. Da una posizione costante l’artista ha ripreso il passaggio di un tram cittadino, trasformando i suoi finestrini in un dispositivo che ne mette in trasparenza l’interno e lo complica in strati fatti di riflessi, rispecchiamenti e sovrapposizioni. Uno spostamento ordinario assume così la natura del viaggio e della condizione esistenziale, di un essere “a bordo” che, in questo caso corrisponde alla lettera al continuo confinare di interno ed esterno, rilevato dalla vettura e dai suoi passeggeri. Da sinistra a destra il video scorre, mostra, indaga, indugia per finire poi inghiottito, come per la chiusura di un sipario, dalle varie attrezzerie dell’automezzo: montanti, soffietti, porte automatiche, pulsanti. La gamma dei gesti e degli atteggiamenti cui assistiamo, si dipana nella dimensione del sovrapensiero. Qualcuno è assorto, qualcuno è intento…a leggere, parlare, scambiare tenerezza. Alla possibilità dello sguardo è associata la possibilità di un ascolto teso a intercettare i pensieri dei viaggiatori. Il sonoro del video sceglie allora con pertinenza la dimensione dell’ascolto individuale, in cuffia, in modo da riprodurre una voce mentale. Anche in questo caso i frammenti dei pensieri degli altri – colti proprio come in una celebre sequenza del Cielo sopra Berlino di Wim Wenders – si danno per strati tenuti insieme dalla narrazione, a tratti biografica, dell’artista. “La mia attenzione fa una capriola e lo sguardo si perde in un punto, un piccolo punto che sembra contenere le cose che cerco”.
Giorgina Bertolino