Performance, Link, Bologna, 1999
La performance, fatta in occasione della rassegna Incursioni al Link di Bologna, consiste in uno spogliarello al contrario.
Ballando su un piccolo palco sulle note della canzone X-ray sex di Louise Prey, mi vesto gradualmente indossando solo abiti trasparenti.
La canzone racconta la storia di una ragazza che sente sul suo corpo lo sguardo intrusivo di un voyeur. Mentre cammina per le strade di Parigi lui la guarda indossando occhiali a raggi x, che rendono trasparenti i suoi abiti. L’ultimo capo che indosso sono un paio di occhiali (trasparenti) per sottolineare l’ironia del progetto e l’idea di ribaltamento di uno stereotipo contenuta nel lavoro.
Il progetto, oltre che da una riflessione sullo sguardo maschile sul corpo femminile, nasce dal desiderio di compiere un’azione ironica e in qualche modo curativa.
Attraverso il ribaltamento temporale dei movimenti, la performance diventa una sequenza di gesti protettivi. Se all’inizio sono nuda e mi presento al pubblico in tutta la mia vulnerabilità, con ogni nuovo gesto aggiungo uno strato, come una nuova pelle che crea una barriera protettiva tra il mio corpo e il mondo esterno. Allo stesso tempo la trasparenza degli abiti ribadisce l’impossibilità di eludere completamente lo sguardo maschile.
Il lavoro intende anche prendere le distanze da molte performances femministe del passato, in cui le artiste tendevano a ferirsi e danneggiare il proprio corpo per riflettere sul tema della mercificazione del corpo femminile. X-ray sex consiste invece una serie di gesti benefici (quindi terapeutici) attraverso cui emanciparsi con leggerezza dallo sguardo intrusivo dell’altro.
Infine questo progetto riflette ironicamente sull’esibizionismo di ogni artista.